sabato 28 giugno 2014

Usa, Obama chiede al congresso 1/2 miliardo di dollari per l'opposizione armata in Siria

La Casa Bianca ha annunciato, giovedì 26/6, che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ha chiesto al Congresso degli Stati Uniti di approvare l'assegnazione di 500 milioni di dollari per "addestrare ed equipaggiare" l'opposizione armata in Siria.

La Casa Bianca ha detto che secondo il presidente Obama: "Questo denaro aiuterà l'autodeterminazione dei siriani, per portare stabilità nelle zone controllate dall'opposizione, per facilitare la fornitura dei servizi di base di fronte alla minaccia terroristica e per agevolare le condizioni favorevoli al dialogo", esprimendo preoccupazione per l'espansione e l'amplificazione dell'influenza degli estremisti del cosiddetto Stato islamico dell'Iraq e Levante (Daash) ISIL o ISIS in Siria e nel vicino Iraq.

Questi 500 milioni di dollari chiesti dal presidente Barack Obama faranno parte di un 1,5 miliardi di dollari dedicati alla cosiddetta "Iniziativa per la stabilità regionale", al fine di aiutare l'opposizione ed i vicini della Siria: Giordania, Libano, Turchia e Iraq - ad affrontare le conseguenze della crisi in Siria sul proprio territorio.

Il miliardo restante verrà fornito ai paesi vicini, al fine di rafforzare la sicurezza interna, i loro confini, e per migliorare la loro capacità di far fronte all'afflusso di rifugiati siriani presso i loro territori.

Il presidente degli Stati Uniti ha rivelato questa decisione durante un discorso presso l'accademia militare di West Point e ha annunciato che ha istituito un fondo di cinque miliardi di dollari per finanziare la lotta contro il terrorismo.

giovedì 26 giugno 2014

Lettera di congratulazione dal presidente palestinese, Mahmoud Abbas al Presidente Assad

Il Presidente Al-Assad riceve una lettera scritta a mano dal Presidente palestinese Mahmoud Abbas in si è congratulato a nome suo e del popolo palestinese per la grande fiduccia espressa dal popolo siriano fraterno al Presidente Assad nelle elezioni presidenziali della Repubblica araba siriana.

Presidente Abbas ha detto che le rielezione del presidente Al-Assad incarna l'unità e la sovranità della Siria e e da il via al conto alla rovescia verso la fine della crisi di fronte al terrorismo attraverso il dialogo politico tra i siriani stessi, in moda che la Siria torni a portare avanti il suo distintivo ruolo nazionalistico.

Il presidente Abbas ha concluso augurando alla Siria popolo e presidente il successo e la stabilità.

martedì 24 giugno 2014

Ennesima Aggressione Israeliana

Siria, Ministero degli Esteri: Forze di occupazione israeliane hanno effettuato domenica 22 giugno e 23 giugno, nuova aggressione sul territorio della Repubblica araba siriana in flagrante violazione dell'accordo di disimpegno del 1974 e la carta delle Nazioni Unite e le norme del diritto internazionale.
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Israele ha effettuato nove attacchi aerei contro obiettivi militari nelle alture del Golan Siriano, uccidendo 10 soldati siriani.

Tel Aviv dice che gli attacchi erano la risposta ad un attacco dell'esercito siriano che ha ucciso un ragazzo israeliano. Un sito di Intelligence militare israeliana, Debkafile, dice che "Israele ha colto l'occasione per l'azione per rompere la situazione di stallo nella battaglia di due mesi a Quneitra tra la divisione 90 dell'esercito siriano, incaricata nel difendere la città, e i gruppi terroristici armati che tentavano l'assalto contro di essa, rafforzati dall'unità addestrati e armati in Jordan da istruttori americani."

sabato 21 giugno 2014

Rapiti ad Aleppo e arruolati dall’ISIL. La storia dei bambini soldato in Siria

Dal Sud America all’Africa fino al Caucaso e al Medio Oriente. Indifesi e più facili da trasformare in ‘soldati’ leali, i bambini sono spesso due volte vittima dei conflitti: subiscono le guerre e, in alcuni casi, vengono trascinati in prima linea con le armi in spalla. A rilanciare l’allarme sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati è la denuncia giunta dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, Ong con sede in Gran Bretagna legata agli attivisti delle opposizioni.
Secondo l’Osservatorio, le cui notizie non sono verificabili in modo indipendente, combattenti dello ‘Stato islamico dell’Iraq e del Levante’ (ISIL) hanno rapito 145 bambini curdi nella provincia di Aleppo, nel nord della Siria. I bambini, tutti alunni della scuola media, sarebbero stati sequestrati lo scorso 29 maggio in un’area della città di Aleppo sotto il controllo delle forze lealiste. Il timore, sulla base delle testimonianze di cinque ragazzini che sono riusciti a fuggire dopo il sequestro, è che i bambini vengano arruolati dall’ISIL tra i combattenti dopo ‘corsi di addestramento’ al jihad.
Lo scorso dicembre era stato il Washington Post a fare luce sui ‘Cuccioli di Zarqawi’, le brigate di bambini che l’ISIL – legato ad al-Qaeda – ha creato in Siria. L’esistenza di queste milizie di bambini sarebbe dimostrata da un gran numero di video che il gruppo ha pubblicato sul web e che mostrano i piccoli, di età compresa tra i dieci e i 14 anni, intenti in attività di addestramento militare o durante ‘lezioni’ di istruttori con il volto coperto o ancora con i fucili in spalla. I bambini vengono anche indottrinati all’estremismo religioso, poco radicato in Siria fino all’esplosione della rivolta anti-Assad nel marzo del 2011.
Altri video pubblicati nei mesi scorsi sul web mostravano militanti dello ‘Stato islamico’ o del Fronte al-Nusra, altro gruppo legato ad al-Qaeda, in visita nelle scuole siriane. Per Steven Stalinsky, direttore del Middle East Media Reserach Institute di Washington, ci sono inquietanti analogie tra i ‘Cuccioli di Zarqawi’ (un ‘omaggio’ al defunto leader al-Qaeda in Iraq, Abu Musab al-Zarqawi) e gli ‘Uccelli del Paradiso’, le milizie di bambini create un decennio fa in Iraq e destinate a condurre azioni militari e attentati suicidi.
Non solo l’ISIL. Nei mesi scorsi Onu, Human Rights Watch e altre Ong avevano denunciato lo sfruttamento di bambini-soldato in Siria anche da parte dei gruppi laici riconosciuti dall’Occidente. Vengono usati in operazioni di supporto o in veri e propri combattimenti, lavorano come addetti ai magazzini e al trasporto di armi o come vedette, quando non come scudi. Nessuna prova, invece, dell’utilizzo dei bambini da parte dell’esercito governativo, malgrado le denunce arrivate in questi anni dalle organizzazioni vicine ai ribelli siriani.
Negli ultimi mesi del 2013, l’Onu ha denunciato «il crescente numero di bambini, usati da forze d’opposizione come la Fsa». I minori, per lo più tra i 10 e i 17 anni, si avvicinano alle brigate, «spesso accompagnati da parenti più grandi». O perché, come emerge dalle loro testimonianze, «hanno perso tutti i membri della loro famiglia». All’inizio i ragazzini venivano impiegati come staffette, per portare derrate, soccorrere feriti o trasmettere informazioni ai combattenti. Poi sono scesi in prima linea: i bambini hanno cominciato a costruire e maneggiare armi nelle fabbriche, a caricarle e impugnarle sul fronte.
Nella primavera del 2013 dalla Siria aveva fatto il giro del mondo la storia di Ahmed, bambino soldato di Aleppo. Un video pubblicato dal sito web del Telegraph lo ritraeva con una sigaretta tra le dita e un kalashnikov tenuto a fatica. Ahmed diceva di avere appena otto anni e di non aver avuto altra scelta che unirsi ai ribelli dopo che la sua famiglia era stata sterminata.

 

martedì 17 giugno 2014

Comunicato ufficiale del governo baathista siriano: sosteniamo il governo iracheno

Il Ministero degli Esteri siriano ha comunicato che “l'Iraq è stato esposto ad atti di terrorismo nel quadro di una cospirazione globale contro i popoli iracheno e siriano attraverso un'invasione terroristica che mira a destabilizzare l'integrità territoriale irachena e l'unità del suo popolo.”

In una dichiarazione di pochi giorni fa, il Ministero ha condannato gli atti terroristici che hanno preso di mira Ninive e Salah Eddin, province irachene; il dicastero responsabile per gli affari esteri della Repubblica Araba di Siria ha espresso preoccupazione per l’intervento dell’organizzazione denominata Stato islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL), propaggine del qaidismo, che ha anche preso il controllo di Mosul, con tutti gli stabilimenti civili e militari, e sta puntando su Kirkuk.

“La Repubblica araba siriana condanna questi atti di terrorismo” - ha aggiunto il comunicato - “esprime solidarietà e sostegno al governo iracheno, all'esercito e al popolo nella lotta ai gruppi armati terroristici in Iraq.”

La dichiarazione ha anche ribadito che l'Iraq e la Siria si trovano ad affrontare la stessa forma terroristica fomentata dall’estero.

“La Siria esige che tutti i paesi lavorino per prosciugare le fonti del terrorismo e arginare un flusso di armi e fondi ai terroristi in Siria e in Iraq, secondo le risoluzioni antiterrorismo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.”

Damasco sottolinea la determinazione nel combattere il terrorismo, affermando inoltre che “la Siria ribadisce piena solidarietà all'Iraq e mostra disponibilità a cooperare con essa nell'affrontare il terrorismo.”

domenica 15 giugno 2014

Dimessi 9 leader delle milizie dell’FSA, Esercito Siriano Libero, l'esercito ha avuto la meglio

9 leader e comandanti di consigli militari si sono dimessi, Sabato, giustificandosi per "Mancanza di aiuti militari" da parte dei loro sostenitori arabi e occidentali."Ci scusiamo per la nostra rassegna di oggi, lasciando dietro la nostra responsabilità come leader e dirigenti dei consigli militari del #FSA, ai nostri successori di coloro che hanno la voglia di continuare la strada, a coloro che scegliete voi stessi, giuriamo fedeltà in nome di Dio e della patria di tornare soldati normali tra i ranghi dei ribelli per continuare la nostra rivolta nel migliore dei modi che soddisfano Dio e il suo profeta", ha detto la dichiarazione (nella foto),

"Non possiamo far altro che ringraziare i donatori per il loro aiuto, ma non era sufficiente per vincere la lotta," ha dichiarato all'Afp il tenente colonnello, Mohammad Abboud, uno dei funzionari dimissionari: I paesi occidentali, gli Stati Uniti in mente, sono sempre stati riluttanti ad armare i ribelli che combattono il regime per tre anni, temendo che le armi potevano finire nelle mani degli estremisti.

Ma i ribelli non hanno solo combattuto per rovesciare il regime di Bashar al-Assad, ma hanno anche ingaggiato una guerra per diversi mesi contro il gruppo jihadista più radicale, lo Stato islamico in Iraq e il Levante (ISIL), che ha condotto un'offensiva drammatico di questa settimana nel vicino Iraq.

giovedì 12 giugno 2014

La riscossa degli islamisti. Ora Al Qaida ha uno Stato

Presa Mosul in Irak, gli integralisti creano un califfato a cavallo con la Siria. E i talebani avanzano in Pakistan e Afghanistan


Su Mosul sventola bandiera nera. Da ieri la seconda città irachena è nelle mani dei miliziani dello «Stato Islamico dell'Iraq e Siria» ovvero della variante di Al Qaida che già controlla Falluja, Ramadi e Samarra.Ma i successi dell'Isis vanno ben oltre il triangolo sunnita e il settentrione iracheno. La formazione guidata dal misterioso Abu Bakri al Baghdadi, oltre a far tremare il governo del premier Nouri Al Maliki e minacciare la stessa capitale irachena, da due anni combatte anche al di là della frontiera siriana. Là, oltre a governare la città di Raqqa, dove un anno fa sequestrò il prete italiano Paolo dell'Oglio, detta legge su vaste zone intorno ad Aleppo e Qamishli. Insomma mentre l'America di Obama, la Francia di Francois Hollande, l'Inghilterra di David Cameron e l'Europa di Angela Merkel sognavano di armare i ribelli, deporre Bashar Assad e sottrarre l'Ucraina al «malvagio» Putin, a cavallo tra e Iraq e Siria prendeva liberamente forma il primo bozzolo di Califfato Islamico.
Un Califfato pronto a diventare l'incubo dei cristiani nord iracheni e il nuovo centro d'attrazione per migliaia di apprendisti terroristi islamici con passaporto europeo. Con Osama Bin Laden in vita Al Qaida non era mai arrivata a tanto, ma la scomparsa del padre fondatore di Al Qaida è l'unica giustificazione per le sonnacchiose distrazioni di un Occidente ansioso di rimuovere il ricordo dell'11 settembre e del terrore islamista. A questo panorama di desolante distrazione ben s'allinea un governo italiano indifferente e apatico di fronte alle mosse di quelle milizie al qaidiste che dopo aver preso il controllo dei confini meridionali della Libia, vera cornucopia del business dell'immigrazione, spingono decine di migliaia di disgraziati verso le nostre coste.Ma il caos libico, il tracollo iracheno e le gesta siriane dell'Isis sono solo alcuni degli scenari su cui si articola l'offensiva jihadista. E neppure i più inquietanti. Soprattutto se paragonati a quanto ribolle nel pentolone afghano pakistano. L'attacco all'aeroporto di Karachi rivendicato domenica dai talebani pakistani del Ttp (Tehreek-i-Taliban) e replicato ieri con un assalto all'Accademia Aeronautica, a poca distanza dalla stazione aeroportuale, sono solo la prima avvisaglia della tragedia che minaccia l'intero sub continente indiano. In Afghanistan, dove tutto è pronto per il ritiro delle truppe americane e dei contingenti Nato, l'Occidente si prepara ad abbandonare al proprio destino un esercito assai meno addestrato e armato di quello iracheno.
Un esercito destinato a sciogliersi come neve al sole davanti alle milizie talebane pronte alla riconquista di Kabul. A quel punto un effetto domino capace di mandar a gambe all'aria anche il traballante stato pakistano sarebbe tutt'altro che improbabile. Le connivenze e le complicità dei servizi segreti deviati di Islamabad, che per decenni hanno garantito protezione a Bin Laden e offerto rifugio e armi ai combattenti di Al Qaida e del Mullah Omar, potrebbero favorire una massiccia tracimazione talebana sul territorio pakistano e trasformare i blitz terroristici in insurrezione generalizzata. A quel punto Al Qaida, oltre a controllare due nazioni e un territorio vasto una volta e mezza la Francia, potrebbe puntare alle oltre cento testate atomiche custodite negli arsenali nucleari di Islamabad. E trasformare veramente il ricordo dell'11 settembre in una bazzecola del passato.

martedì 10 giugno 2014

Siria. Assad concede l’amnistia generale

Il presidente siriano Bashar al-Assad ha annunciato oggi la concessione di un’amnistia generale per tutti i reati commessi fino ad oggi esclusi atti di terrorismo. Secondo l’accordo, i condannati a morte avranno la loro pena commutata a venti anni di detenzione.
I prigionieri condannati per contrabbando di armi saranno liberati dopo aver scontato un quarto della pena, mentre i detenuti affetti da malattie terminali, e quelli oltre i 70 anni, saranno liberati.
L’accordo esclude i condannati per atti connessi al terrorismo, cioè la maggior parte dei “ribelli” catturati durante i tre anni di guerra, che non potranno usufruire del condono.

domenica 8 giugno 2014

Russia all'occidente: Parere di milioni di siriani non può essere ignorato.

Mosca, il ministero degli Esteri russo ha detto: I pareri di milioni di siriani che hanno espresso la loro preferenza nel voto presidenziale non possono essere ...ignorati.

"Secondo i rapporti provenienti dalla Siria, gli osservatori hanno fatto notare che le elezioni si sono svolte in un clima equo, libero e trasparente, nonostante le difficili circostanze di sicurezza in questo paese", Lo ha detto, Giovedì, il portavoce del ministero degli Esteri russo, Alexander Lukashevich .

Ha aggiunto: "Gli osservatori russi hanno fatto una chiara conclusione. Non abbiamo alcun motivo di mettere in discussione la legittimità delle elezioni".

Il portavoce del ministero degli Esteri ha criticato la risposta "deludente" dell’occidentale per i risultati delle elezioni, descrivendola come "superficiale e politicizzata".

Dr. Bashar al-Assad è stato rieletto per un altro mandato di sette anni dopo aver goduto una vittoria schiacciante nel sondaggio presidenziale tenutesi il 3 giugno, assicurando il 88,7% dei voti.

Delegazioni parlamentari provenienti da paesi amici hanno testimoniato la trasparenza del voto.

Per la grande sfortuna e dispiacere dell’occidente e dei paesi regionali che speravano il contrario, le elezioni in Siria si sono svolte in tempo e senza intoppi.

giovedì 5 giugno 2014

Il Trionfo del Presidente


Presidente del Parlamento annuncia la vittoria del presidente Bashar Al-Assad con maggioranza assoluta 10.319.723 voti che rappresentano il 88,7%.

lunedì 2 giugno 2014

Al-Assad: La forza di qualsiasi paese deriva dalla forza del suo popolo, grazie al quale la Siria ha conservato la sua terra.

Il presidente Bashar Al-Assad ha accolto oggi un certo numero di figure di spicco della città di Damasco, che hanno contribuito agli sforzi di riconciliazione in vari settori.

Assad, ha affermato il ruolo della città storica e civile di Damasco, non solo per la Siria, ...ma anche per il mondo arabo e musulmano, sottolineando che questa è una città che è sopravvissuta nel corso della storia a tutti gli invasori è riuscita, grazie alla consapevolezza della sua gente nell'affrontare l’aggressione terroristica, senza precedenti, che la Siria ha subito.

Il presidente Assad Ha detto: “La forza di qualsiasi paese deriva dalla forza del suo popolo, e senza l’alto sentimento patriottico popolare, la Siria non sarebbe mai riuscita a resistere e a rovesciare i piani orditi e progettati dall'estero contro di essa.

Da parte loro, i dignitari hanno parlato dell'importanza della riconciliazione nazionale in corso in diverse zone della Siria, considerandole la grande porta aperta ai cittadini di tornare nell'orbita della patria, soprattutto dopo chiarezza della visione e la crescente consapevolezza dell'opinione pubblica su quanto sta accadendo in Siria.

Essi hanno affermato il loro supporto all'esercito arabo siriano nella lotta al terrorismo e che essi non risparmieranno alcuno sforzo per contribuire al ripristino della stabilità la sicurezza a tutto il territorio della loro patria.
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